Inverni più lunghi e caldi, ecco perché alle case e alle fabbriche serve meno gas

Inverni più lunghi e caldi, ecco perché alle case e alle fabbriche serve meno gas

Inverni più lunghi e caldi, ecco perché alle case e alle fabbriche serve meno gas


ROMA – Per contrastare gli appetiti imperialisti di Vladimir Putin basterebbe aggiornare le tabelle dei fabbisogni energetici nazionali, Regione per Regione. Uno studio di Arpae Emilia-Romagna (agenzia all’interno del Sistema nazionale di protezione dell’ambiente) ha recentemente dimostrato la necessità di ridurre le classi energetiche per il riscaldamento comunale. Questo perché sono mutate le condizioni climatiche nella regione (e verosimilmente sono cambiate anche quelle nazionali). L’articolo, frutto di una collaborazione tra l’Osservatorio clima e l’Osservatorio energia dell’Agenzia, è stato pubblicato sulla rivista Ecoscienza con il titolo: “L’Emilia si scalda, spegniamo i termosifoni”.

L’ultimo decreto regionale che ha regolamentato la questione delle fasce dei consumi è del 1993, ventinove anni fa, e si è innestato sui valori climatici dell’Emilia Romagna degli Anni ’80. Sono sei le fasce prese in considerazione, da A a F: per ciascuna si regolamenta il periodo dell’anno e le ore di esercizio giornaliero degli impianti di riscaldamento negli edifici pubblici e privati. L’unità di misura che definisce le fasce climatiche è il grado-giorno di riscaldamento, che esprime la differenza tra la temperatura standard di comfort da interni (20 gradi centigradi) e la temperatura media giornaliera osservata.

Dall’analisi emerge che le condizioni climatiche risalenti agli Anni ‘80 non corrispondono al quadro regionale attuale, caratterizzato da inverni più miti e dall’accorciamento della stagione rigida: in Emilia-Romagna le temperature medie del periodo 1991-2021 sono cresciute di oltre un grado rispetto al trentennio precedente. Tutti i 348 comuni censiti al 1993 appartenevano alle tre fasce più fredde: due erano in fascia D, 300 in E e 48 in F. Grazie alla banca dati meteorologica Erg5 si è scoperto che tra il 2001 e il 2021 il progressivo riscaldamento del periodo invernale ha portato a una cospicua diminuzione delle municipalità appartenenti ai settori più freddi (E, F) e a un aumento di quelli in un range relativamente più calda (D). I comuni in D sono diventati 68 (sessantasei in più), le municipalità in fascia E sono scese a 264 (trentasei in meno) e sono 18 (trenta in meno) quelle nella F, la più rigida. E’ ancora più evidente il fenomeno se lo si guarda in termini di gente: in un range D oggi ricadono 1,5 milioni di abitanti (il 37 % dell’intera Emilia-Romagna) contro i 130.000 del ’61-’91 (era il 3 % del totale). In fascia F, la freddissima, oggi c’è meno dell’1 % della gente emiliano-romagnola.

“Rivedere le tabelle consentirebbe un deciso risparmio dei consumi energetici e della risorsa naturale gas”, sostiene il rapporto. Oltre a combattere la battaglia non bellica contro le scelte di Putin, che sta togliendo il gas russo agli stati dell’Europa, l’aggiornamento legislativo offrirebbe conseguenze positive “in termini di adattamento ai cambiamenti climatici, riduzione delle emissioni di CO2, qualità dell’aria e contrasto all’attuale crisi energetica”. 

Sarebbe necessario, si legge infine, “estendere l’analisi a livello nazionale” e aggiornare le tabelle dei consumi municipali “ogni 5-10 anni”.



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[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-09-09 12:29:26 ,www.repubblica.it

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